LINGUAGGIO RADIOFONICO E TELEVISIVO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
Entra nella sezione COMUNICAZIONE

Se vuoi comunicare con Gian Luigi Pezza: gianluigi.p@katamail.com
Lezione 4

Rifiuto del messaggio

Può accadere che, alle volte, il messaggio non venga correttamente interpretato o addirittura non venga interpretato affatto, perché il soggetto recettore rifiuta la notizia se questa è contrastante con le sue idee o convinzioni (per es. politiche o religiose); a tal riguardo, osserva Tinacci Mannelli (1) , se il rifiuto non è totale, si possono verificare due tipi di distorsione: il soggetto recettore sceglie del messaggio sgradito solo quei punti che concordano con le sue opinioni preesistenti, prescindendo dal suo contesto, oppure seleziona in esso quella parte che pensa di poter rifiutare più agevolmente. Secondo il sociologo Kappler l'ascoltatore è portato a prestare maggiore attenzione alle notizie che riflettono le sue opinioni e meno attenzione alle altre.

Formazione del linguaggio radiofonico

 

Nella formazione del linguaggio radiofonico distinguiamo: 

a) il momento creativo cioè l'ideazione e la preparazione del testo. Nella fase ideativa la scelta degli argomenti non può prescindere dal mezzo espressivo. Anche se è possibile trattare per radio ogni tipo di argomenti, anche i più visivi, tuttavia chi si propone di attuare un programma radiofonico avrà cura di orientare le scelte su quei temi che possano suscitare risonanze profonde. Chi scrive per la radio deve fare finta di essere come uno dei tanti radioascoltatori. Al linguaggio radiofonico mancano i segnali mimici, cioè i segnali non linguistici come l'espressione del viso, i gesti, gli atteggiamenti che sono invece sfruttati nel linguaggio filmico e in quello televisivo. Ne consegue che chi scrive per la radio deve supplire in qualche modo a queste mancanze con opportune integrazioni testuali le quali, attraverso il solo processo auditivo, siano in grado di ricreare le situazioni volute. 

b) il momento espressivo. E' ovviamente quello nel quale il programma è di fatto messo in opera e potrà o essere contestualmente trasmesso oppure registrato per una trasmissione differita. Per quanto riguarda le voci abbiamo due scuole di pensiero: quella che predilige lettori professionisti (Radio Vaticana e vecchia RAI) e quella, ormai da anni affermatasi, di lasciare la più ampia libertà alle voci di chiunque, anche non professionista della dizione. I giornali radio ormai sono letti dagli stessi giornalisti che hanno redatto le notizie e vengono tollerate pronunce imperfette, con cadenze regionali e non sempre fonogenicamente gradevoli. Non costituisce proprio il massimo del godimento ascoltare voci di alcuni giornalisti con r mosce e s blese, e di altri che sembra vogliano vincere la medaglia d'oro alle olimpiadi della velocità, per non parlare dei farfugliatori e dei masticatori delle finali delle parole. 

Il momento espressivo è caratterizzato da un sapiente gioco dei tre elementi fondamentali voci, suoni e rumori, che costituiscono la regia del programma, regia che imprime al programma un suo proprio ritmo e quindi uno stile.


(1) Gilberto Tinacci Mannelli: Le grandi comunicazioni, Università degli studi, Firenze, senza data.


EDIZIONI ISTITUTO DI PUBBLICISMO

Theorèin - Giugno 2004